S. MESSA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI CON IL RITO DELL'ISTITUZIONE DEGLI ACCOLITI DEL COLLEGIO ECCLESIASTICO INTERNAZIONALE "SEDES SAPIENTIAE"

Roma, Basilica di S. Apollinare, 1° novembre 2024

 

OMELIA DEL CARD. ANGELO DE DONATIS
 PENITENZIERE MAGGIORE

 

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Ecco, vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti all’Agnello (Ap 7,9)

Carissimi fratelli e sorelle,

la liturgia della Parola di oggi si apre con questa visione dell’autore dell’Apocalisse, ricolma di speranza. C’è una moltitudine immensa di persone, ma non è una folla dispersa, confusa. Pur essendo di nazioni e lingue diverse, risultano tutti uniti, stanno in piedi rivolti verso lo stesso punto. Guardano l’Agnello seduto sul trono. È un’immagine simbolica molto bella, in questo giorno dedicato alla santità, che ci ricorda che tendere ad essa significa prima di tutto guardare Cristo, morto e risorto per noi, ed essere guardati da Lui. Chi vive in questo incrocio di sguardi sa riempire tutta l’esistenza con il Suo amore, con il profumo del vangelo, con la grazia delle beatitudini.

C’è un momento particolare della liturgia in cui, per cinque volte, usiamo il titolo “Agnello”. Prima di ricevere la comunione alla triplice invocazione dell’assemblea “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo…”, colui che presiede, tenendo tra le mani l’Ostia consacrata, risponde “Ecco l’Agnello di Dio… beati gli invitati al banchetto dell’Agnello”. In quel momento anche noi siamo chiamati a fissare con stupore e adorazione l’Ostia consacrata, riconoscendo la presenza reale del Signore nostro Gesù Cristo. Davanti all’Eucaristia, siamo di fronte al Pastore che si è fatto Agnello e da lì ripartiamo per essere portatori della Gioia di un Incontro che si rinnova giorno dopo giorno.

Anche il giorno del discorso della montagna, tutti fissavano Gesù, non sapendo ancora che le beatitudini – come ha scritto papa Francesco nella “Gaudete et exsultate” – sarebbero diventate “la carta di identità del cristiano. In esse infatti si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita”. Se poi, nel quotidiano, troviamo il centro nella celebrazione dell’Eucaristia. attingiamo alla fonte che rinfresca e rinnova il cammino verso la santità. Sì, perché la santità parte e riparte da qui, dall’Agnello presente sull’altare per poi trovarlo nel povero, nel mite, nel perseguitato, nel puro di cuore, nell’affamato di giustizia.

Oggi voi, carissimi istituendi accoliti, siete invitati a sostare sul monte delle Beatitudini fissando con amore il Maestro che vi chiama. Nel vostro cammino di formazione, vissuto nell’intensità e nella serietà che merita, i ministeri sono un’occasione di crescita nell’umiltà. Oggi il Signore dice a ciascuno di voi: “Amico, vieni più avanti” che è la parola riservata a chi si mette all’ultimo posto.

Il termine “accolito” significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Il ministero dell’Accolitato è un servizio all’Eucaristia e perciò all’Altare. Nel rito dell’istituzione, che vivremo tra poco, invocheremo su di voi una speciale benedizione, perché possiate compiere fedelmente questo servizio, conformando sempre più la vita al sacrificio eucaristico, così da offrirvi, ogni giorno in Cristo, come sacrificio spirituale a Dio gradito. L’accolito non è un ministero qualsiasi: stando accanto al santo altare, è a servizio della santità di tutti.

Vi consiglio però di stare sempre accanto all’altare ogni volta come se fosse la prima, da innamorati di Dio, non da abitudinari. Solo così salendo verso l’Alto sul monte delle beatitudini avrete desiderio di scendere verso l’altro, verso il prossimo.

Per questo il ministero dell’accolitato non può e non deve ridursi ad un servizio liturgico. Nelle parole che precedono l’istituzione dirò: “Non dimenticatevi che, per il fatto di partecipare con i fratelli all’unico pane, formate con essi un unico corpo. Amate di amore sincero il corpo mistico del Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi”. Se da questa Eucaristia non si parte per impegnarsi nella comunione fraterna, a iniziare dalla testimonianza in seminario e nelle vostre comunità, allora rimarremo freddi e disincantati.

Occorre invece desiderare di incontrarci con l’umanità di oggi e scontrarci con le difficoltà e il buio della vita di ogni giorno, nei poveri e nei sofferenti. Direbbe Giovanni Crisostomo: “Non onorare qui in chiesa Cristo con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità”.

Il vostro servizio sarà più credibile se sarete accanto al povero, al malato, all’emarginato, al fragile, servendo ciascuno dei fratelli più piccoli come servireste all’altare, servendo Cristo stesso. Il Signore vi vuole santi in mezzo al mondo. È nell’ordinario, nella vita quotidiana, che voi troverete lo stesso Agnello che adorate nell’Eucaristia. San José María Escrivá lo diceva sempre: “Non c’è altra via, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non Lo troveremo mai”. Occorre elevare il mondo a Dio e trasformarlo dal di dentro.

Tutti siamo chiamati alla santità. Sforzatevi di essere santi voi in primo luogo, coltivando uno stile evangelico di umiltà e servizio, di abbandono alla Provvidenza e di ascolto costante della voce dello Spirito. Sappiate imitare coloro che, ieri come oggi, per amore dell’Agnello hanno reso le loro vesti candide, lavandole con il suo sangue, seguendo il Signore a costo della vita, fino al giorno in cui Lo vedremo come Egli è.

Infine ricordiamo che Dio ha scelto, nel mistero dell’Eucaristia, di “farsi piccolo”. Noi crediamo che ogni briciola del Pane consacrato è presenza di Cristo. Il sacramento dell’Eucaristia ci ricorda che “il Tutto è nel frammento”. Nello stesso modo con cui sarete attenti a purificare calice e patena, affinché non si disperda alcun frammento, riempite di santità ogni frammento di vita, di tempo, di spazio, ricordando che è nella cura delle piccole cose, nei dettagli, che si riconoscono i grandi santi.

Fatevi voi piccoli, imitando la Vergine Maria. Come disse san José María: “Guardate: per Maria, nostra Madre, saremo sempre piccoli, perché la Madonna ci apre la strada del Regno dei Cieli, che sarà donato a chi si fa bambino. Dalla Madonna non ci dobbiamo mai separare”.

Maria, che è “il capolavoro di Dio”, vi sostenga nel cammino della santità. 

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