Carissimi fratelli e sorelle,
dopo tante polemiche e scontri il dialogo tra Gesù e lo scriba è come una pausa di distensione, un incontro sincero che apre la ricerca in cui si rivela un’autentica disponibilità.
La bella figura che fa lo scriba, la sua cordialità e ammirazione per Gesù e la lode che ne riceve sono certamente un’eccezione nel racconto di Marco, ma vale la pena riconoscere in questo incontro una vera apertura anche per chi poteva avere pregiudizi su Gesù. La domanda che lo scriba rivolge a Gesù è essenziale e ben lontana da quelle “vane discussioni” che finora hanno caratterizzato gli interrogativi posti dai capi del popolo. Parole che “non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta”. Ogni buon giudeo era preoccupato seriamente di fare la volontà di Dio espressa nella Torah.
È proprio questo profondo desiderio che si riflette nella domanda dello scriba: qual è il primo di tutti i comandamenti? Tra le tante parole che rivelano la volontà di Dio, quale è quella più importante? quella che orienta in profondità il cuore dell’uomo e lo conduce a riconoscere il volto di Dio e adorarlo come unico signore?
Nel libro del Deuteronomio è scritto: “Ascolta Israele il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore, tu amerai il Signore tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”.
Proprio con questo passo della Scrittura, che nel libro del Deuteronomio viene subito dopo il decalogo, Gesù risponde al dottore della legge. Per Gesù non si tratta di scegliere un comandamento e considerarlo più grande degli altri, ma di giungere al centro vivo di tutta la legge, di dare un cuore all’osservanza della legge. E c’è un solo modo per entrare in relazione con Dio, riconoscerlo veramente come l’unico Signore, essergli fedeli compiendo ogni giorno la Sua Parola: “Ascolta” e “amerai”.
Gesù ci dice che non c’è nulla di più grande che amare Dio.
Tutta la nostra vita è chiamata a lasciarsi attrarre da questo amore, e proprio questo amore può dare un orientamento, un senso e una mèta a ciò che siamo e a ciò che facciamo. Amare il Signore Dio con tutto il cuore significa cercare di fare ogni cosa collocando questo amore alla radice di tutto. Ecco perché questo è il primo comandamento. Il primo non di una lunga serie ma il fondamento, la forza, il cuore di tutto. Accanto alla Parola del Deuteronomio Gesù colloca pure un altro testo della Scrittura tratto dal Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso levitico” (Lv 19,18)
Il comandamento “amerai” si prolunga e prende volto in colui che ci sta accanto, colui che ci è vicino.
Anzi, Gesù dice che questa seconda parola è “simile” al grande comandamento dell’amore di Dio. Quasi ne diventa la spiegazione, la via concreta e quotidiana per realizzare l’amore di Dio.
Ma se Dio è amato con tutto il cuore, il prossimo deve essere amato come se stessi. C’è dunque una differenza tra l’amore per Dio e l’amore del prossimo: il primato che investe la totalità del nostro essere deve essere dato a Dio, però è anche vero che l’altro deve essere amato con tutta l’intensità, con tutta la cura, con cui noi amiamo la nostra vita.
E qui mi sorge spontanea la domanda. Quanto ci amiamo veramente? Quanto ci accogliamo, ci rispettiamo, ci perdoniamo, ci stimiamo? Sarà essa la misura con cui poter mio amare il prossimo.
Penso allora che non dobbiamo separare troppo questi due comandamenti. Gesù ci chiama ad amare Dio nell’uomo e ogni uomo in Dio.
Nella risposta data da Gesù, lo scriba riconosce che tutta la Scrittura prepara a questa “grande” parola, anzi riconosce che essa supera anche ogni forma di culto, diventando il vero luogo in cui si entra in comunione con Dio: “Amarlo (Dio) con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.
Ma alla fine, nell’ultima parola che Gesù gli rivolge, lo scriba deve riconoscere che questa parola ora è carica di una novità alla quale è chiamato ad aderire. Infatti Gesù gli dice: “Non sei lontano dal Regno di Dio”. Nell’incontro con Gesù lo scriba fa l’esperienza della vicinanza di Dio, del suo Regno e della sua giustizia e volontà perché in Gesù, amare Dio e amare il prossimo, diventa evangelo. È un dono, un dinamismo immenso in colui che si apre alla fede, la nostra vera vocazione è amare Dio con tutte le nostre forze e amare i fratelli come lui li ama.
Quando non abbiamo il coraggio di intraprendere la via dell'amore chiediamo il dono dello Spirito perché ci aiuti e ci sostenga in questo cammino e ci riveli che solo amando possiamo avere la gioia e la pace. Amen.