OMELIA - ORDINAZIONI DIACONALI COLLEGIO MARIA MATER ECCLESIAE - BASILICA DI S. PIETRO, 13 MAGGIO 2016

Carissimi Diaconandi,

fra poco vi imporrò le mani, dirò la preghiera di ordinazione e il Signore effonderà su di voi lo Spirito Santo e vi consacrerà diaconi.

Nella Chiesa e nel mondo voi sarete segno e strumento di Cristo, che non venne “per essere servito ma per servire”.

Il momento che stiamo vivendo qui è un’ora di gioia e di speranza per la Chiesa: essa in questa celebrazione, ha la consolazione di vedere crescere la sua bellezza, rafforzarsi la sua fedeltà, dilatata la sua capacità di servire. Rendiamo grazie al Padre che ci colma dei suoi doni e suscita in mezzo a noi giovani che vogliono essere conformi a Cristo e pienamente disponibili alla sua Chiesa. Il rendimento di grazie è corale e gioioso. Coinvolge tutta la Chiesa. Innanzitutto i Superiori e i Formatori del Collegio, come i sacerdoti delle vostre rispettive diocesi di provenienza che vi hanno accompagnato. Coinvolge i vostri genitori e familiari, parenti, amici e tutte quelle persone che, il più delle volte, nel nascondimento, vi hanno seguito e vi seguono con la preghiera e con il sacrificio offerto. Coinvolge tutti voi, amici e compagni di Collegio che con la vostra presenza non intendete soltanto testimoniare la vostra affettuosa simpatia ai vostri amici, ma proclamate la fede in una Chiesa che si fa serva e che all’amore sa dare un volto sempre giovane e nuovo: quello del dono e del servizio.

Ad imitazione di Cristo, il quale agli Apostoli disse: ”Voi sapete che i capi delle nazioni le governano da padroni e i grandi esercitano il potere su di esse. Ma tra voi non sarà così”. Esiste una partecipazione a Cristo, uno stare vicino a Lui. Questo significa obbedienza, significa servizio. “Chi vorrà tra voi diventare grande sarà vostro servo”. Se mai esiste una ambizione cristiana questa sta nel desiderio di poter servire.

Il diacono è chiamato ad esercitare una triplice diaconìa: quella della Parola, quella dell’Eucarestia, quella dei poveri.

Al diacono compete di proclamare il Vangelo e anche aiutare il sacerdote nella spiegazione della Parola di Dio. La Parola di Dio e non la nostra! La Parola di Dio, non le idee che sono di moda nella cultura del mondo. La Parola di Dio che inquieta la falsa pace delle coscienze e sa toccare il cuore, non interpretazioni nostre che sanno solo accarezzare le orecchie degli ascoltatori e blandire i media. La Parola di Dio senza riduzioni, senza ambiguità, senza dare adito a false interpretazioni. Non è la Parola di Dio che deve essere addomesticata per essere ridotta alla misura della nostra comodità: siamo noi che dobbiamo crescere fino alla misura della Parola. Non è la cultura liquida e globalizzata di oggi che deve erigersi a criterio per la lettura e la comprensione della Parola, ma è la Parola che con la sua forza e purezza deve giudicare e cambiare la cultura degli uomini di oggi.

Nessuna paura che sia la Parola di Dio a condizionare la piena realizzazione dell’uomo! Al contrario è la Parola di Dio che è capace di rovesciare gli idoli, i pregiudizi, le falsità del mondo e liberare l’uomo dalle multiformi schiavitù del peccato.

Il diacono è araldo del Vangelo e non di un ordinamento sociale, non di un sistema politico. E’ amministratore della salvezza eterna, non di traguardi puramente terreni; profeta di un mondo nuovo, non di un mondo vecchio ed egoista. Portatore di un messaggio che getta la sua luce sui problemi scottanti della terra, ma che non si chiude negli angusti orizzonti della terra.

Il diacono è anche il primo collaboratore del sacerdote nella celebrazione dell’Eucarestia, cioè del grande “mistero della fede”. E’ colui al quale il Corpo e il Sangue del Signore vengono affidati perché i fedeli se ne nutrano e ricevano forza.

Possiate trattare i santi misteri, non solo nei prossimi giorni, ma sempre nella vostra vita, con quella interiore adorazione, con quella gravità esterna, con quel sacro decoro, con quella devozione dello spirito che, in definitiva, sono l’espressione di un animo che crede e rimane sempre consapevole e compreso dell’altissima dignità dei suoi compiti.

Dovete ricordare che ciò che è pastoralmente più necessario non è l’assimilazione dei gesti liturgici a quelli usuali della vita quotidiana, ma piuttosto il tener viva nella celebrazione liturgica la radicale “differenza” delle azioni sacre e del banchetto eucaristico – nel quale ci incontriamo vitalmente e personalmente con il Redentore – da tutte le altre forme di convivenza e di amicizia umane.

Al diacono poi è affidato in modo particolare il ministero della carità che è all’origine della istituzione della diaconìa. Quando l’Eucarestia è posta al centro della comunità, essa non solo plasma i cuori dei credenti per l’incontro di comunione con Gesù Cristo, ma li spinge conseguentemente anche ad un incontro di comunione con i fratelli. L’attenzione alle necessità degli altri, l’accorgersi delle pene e delle sofferenze dei fratelli, la capacità del dono ai fratelli: questi sono i segni distintivi del discepolo del Signore che si nutre del Pane Eucaristico. L’amore del prossimo non deve essere soltanto proclamato: deve essere praticato. Il diacono dovrà essere caritatevole, solidale, accogliente, umile e benigno. Dovrà dedicare agli altri il suo interessamento, il suo tempo, l’impegno della sua vita.

Per essere fedeli a questa triplice diaconia voi, carissimi diaconi, prendete una posizione definitiva davanti a Cristo, offrendo il dono e l’impegno della castità perfetta nel celibato per il Regno. Ricordatevi che lo stato di vita in cui entrate è gioiosamente irreversibile. Avete riflettuto e pregato, vi siete decisi a dire il vostro “sì” con chiara e matura consapevolezza. Le motivazioni che vi hanno determinato a questa scelta fanno riferimento a Cristo e alla sua Chiesa. A Cristo perché chi è stato chiamato da Lui non può che dare una risposta: quella che coinvolge la totalità del proprio essere, anima e corpo, mente e cuore, presente e futuro.

La creatura che ha riconosciuto in Cristo il centro, la ragione, il senso della propria vita, non può amarlo se non con l’amore più grande di cui è capace il cuore dell’uomo. Non è la rinuncia ad amare: al contrario, è raccogliere tutti i palpiti del cuore e puntare sulla forma più intensa di amore.

Non è una riduzione della propria capacità di amare: al contrario è la volontà di esaltare la propria capacità di amare, sospingendola verso gli orizzonti, liberi e liberanti, della carità di Cristo. Non si tratta di non accontentarsi di una famiglia: è la volontà generosa e magnanima di dedicarsi, con un cuore che non conosce né divisioni né stanchezze, alla più grande famiglia della Chiesa perché ne disponga come vuole, in modo esclusivo, per il servizio dei fratelli.

Con l’impegno del sacro celibato voi assumete altresì il dolce obbligo-onore della celebrazione quotidiana, compiuta con fedeltà amorosa, della intera Litugia delle Ore. E’ la preghiera incessante di tutta la Chiesa, che viene affidata particolarmente ai sacri ministri.

Voi manterrete vivo, intenso, affettuoso il dialogo con il Padre pregando per voi stessi e per il mondo intero.

Lo sforzo di fissare in Dio lo sguardo e il cuore, che chiamiamo preghiera, diventi l’atto più alto e più pieno dello spirito; l’atto che dovrà ogni giorno stabilire e mantenere l’ordine e la gerarchia di tutta la vostra attività. La preghiera vi aiuterà ogni giorno a salire più in alto, al di sopra del frastuono della città e dell’assillo della giornata per purificare il vostro sguardo e il vostro cuore; lo sguardo per vedere il mondo con gli occhi di Dio e il cuore per amare i fratelli con il cuore di Dio.

Tra qualche istante innalzerò la mia supplica al Signore perché sia effuso su questi suoi eletti e nostri fratelli, lo Spirito Santo, che li “fortifichi con i sette doni della sua grazia perché essi compiano fedelmente l’opera del ministero”. Vorrei che vi uniste tutti alla mia preghiera affinchè questi nuovi diaconi “siano esempio di ogni virtù, sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito”.

Preghiamo perché con la loro vita “generosa e casta” siano costante richiamo al Vangelo, suscitino imitatori nel Popolo di Dio e siano punti sicuri di riferimento per quei giovani raggiunti dalla voce del Salvatore, perché non abbiano paura di accogliere Cristo, così come lo hanno accolto e seguito loro.

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