SOLENNITÀ DI S. MICHELE ARCANGELO

Monte Sant'Angelo (FG), Santuario di San Michele Arcangelo, 29 settembre 2024

 

OMELIA DEL CARD. ANGELO DE DONATIS
 PENITENZIERE MAGGIORE

 

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Cari fratelli e sorelle,

Chi è come Dio?

Tra gli scritti di Teresa di Gesù Bambino sono conservate le cosiddette "Pie ricreazioni", che consistono in alcune rappresentazioni sacre composte dalla santa di Lisieux per i momenti ricreativi, durante le feste del monastero. Tra queste ve n'è una in cui racconta di tre giovani novizie che altrettanti diavoli vogliono tentare sulle virtù proprie del cristiano e della vita consacrata: la povertà, la castità, l'obbedienza. Alla fine della recita sembra decretarsi una sconfitta: il diavolo pone su un piatto della bilancia tre piccoli rotoli bianchi che corrispondono alle tre virtù, ma l'altro piatto pesa più del primo perché ci sono tre grandi rotoli neri: l'orgoglio, l'indipendenza e l'amor proprio.

Così sembra andare la storia del mondo. La via del bene percorsa da tanti uomini e donne sembra non giungere mai alla meta. Ci sono troppi ostacoli: il male, le guerre, le violenze, l'orgoglio... gridano che non c'è più speranza. Al buon grano si affiancherà sempre la zizzania, seminata dal nemico durante le notti del mondo. Se guardiamo intorno a noi sembra prevalere la sfiducia e la disperazione, perché le cose si mettono sempre peggio. Spesso c'è un senso di rassegnazione, per cui non vale più neanche la pena lottare, perché ci ritroveremo sempre sconfitti. Oppure la reazione al male è voler risolvere le cose da soli, fare i giustizieri, usando i metodi sbagliati della vecchia scuola, quando uno di noi era chiamato, in assenza della maestra, a segnare sulla lavagna i buoni e i cattivi. A volte anche nella Chiesa rischiamo di agire così: nascono le fazioni, le correnti di pensiero, l'opposizione tra tradizionalisti e progressisti, come da due parti di una barricata che imita tristemente la logica del mondo.

La festa solenne di oggi ci fa guardare agli angeli e in particolare a San Michele perché, nella lotta contro il male, noi possiamo imparare l'agire di Dio. È infatti l'arcangelo Michele - e non noi - che, secondo la visione di Daniele e dell'Apocalisse, lotta insieme ai suoi angeli contro Satana: questa "battaglia" è una battaglia "celeste". Ci insegna che anche nelle nostre lotte dobbiamo farci guidare dal Cielo, dalla logica del Vangelo, non dalla terra e dalla mondanità. La logica del mondo ci fa fissare lo sguardo solo sulla zizzania, non andando avanti, perdendoci nell'orgoglio e nei giudizi, nelle chiacchiere e nella malizia. Se invece ci prendiamo cura del grano, con la logica del Cielo, non perderemo la pace a causa della zizzania, con reazioni lamentose e allarmiste. Troveremo sempre il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di ita nuova. Siamo sempre in una lotta spirituale che avviene non tanto con chi sta fuori di no], ma nei nostri cuori.

Torniamo all'opera di Santa Teresa e al titolo che ne spiega il finale. Dopo la mossa di Lucifero, entra in scena proprio san Michele che aggiunge a piatto bianco della bilancia una quarta virtù, l'umiltà, facendo così alzare immediatamente l'altro piatto "nero". Il titolo di questa operetta di Teresa è quindi "Il trionfo dell'umiltà".

È di umiltà che vorrei parlarvi in questo giorno e in questo santuario così caro al popolo di Dio, perché gli angeli - e in particolare san Michele - sono i veri "patroni degli umili".

 

Lo scrittore inglese Chesterton scrisse che gli angeli possono volare perché "si prendono alla leggera". A me piace aggiungere che possono volare perché sono umili. Chi è umile sa che non può sussistere senza Dio. Chi è umile si libera di tutti i pesi e si alleggerisce, per essere così innalzato dal Signore, come ci ricorda il Magnificat.

L'angelo non può che essere umile perché da sempre sa di essere solamente una creatura.

Sa anche di essere una creatura libera e, se la superbia ha portato alcuni spiriti celesti a ribellarsi contro Dio, al contrario possiamo dire che gli angeli rimasti al Suo servizio sono umilissimi. San Michele ci dice che siamo vincitori contro il male, solo se siamo umili. Per questo motivo l'immagine di san Michele non si addice a quei cristiani o a quei gruppi che lo prendono come simbolo per combattere gli altri ergendosi a paladini della verità e della giustizia contro tutti, in uno stile più militare che evangelico.

Questo luogo santo sul Gargano ce lo ricorda bene. A differenza di altri santuari dedicati a san Michele, qui bisogna scendere, ben 86 gradini. Mi piace pensare che, in questo luogo, il Signore ci ricorda che dobbiamo scendere, farci umili, e pregare, sapendo che, come dice il Siracide, la preghiera del povero attraversa le nubi e non si quieta finché non sia arrivata.

Papa Francesco ha detto: "L'umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. L'umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa". Teresa d'Avila, con un'immagine che lei stessa definisce "mondana", scrive che l'umiltà è come la "regina" nel gioco degli scacchi. Se è presa, "se viene mangiata", difficilmente si potrà vincere e fare scacco matto al Re divino. L'umiltà è la virtù dei forti.

Il profeta Daniele annuncia: quando sorgerà Michele verrà la salvezza in un tempo di angoscia, come non c'era mai stato. Angoscia e salvezza paradossalmente sembrano camminare di pari passo. Potremmo tradurlo così: sperimentiamo l'angoscia perché siamo umani e, in questa profonda angoscia, si aprono due possibili vie; o affidarci a noi stessi e soccombere o chiedere con umiltà la salvezza che viene da Dio.

Lo stesso nome Michele significa: "Chi è come Dio?" e ci ricorda che solo Dio salva. Solo lui può renderci vincitori contro il drago, disprezzando la vita fino a morire, come i tanti martiri di ieri e di oggi e come i saggi che ora splendono come stelle nel firmamento della santità. Essi continuano a dirci:"Chi è come Dio?". Questo è il trionfo dell'umiltà; come direbbe il giovane Carlo Acutis: "Non io, ma Dio".

Se non si percorre la via dell'umiltà, anche nella Chiesa, arrivano le umiliazioni, che ci aiutano ad obbedire non a noi ma a Dio; allo stesso tempo le umiliazioni arrivano anche a chi è già umile, perché questa virtù sia ancor più purificata.

Chi è come Dio? O Arcangelo Michele, continua a starci accanto e difendici contro tutte le malvagità di oggi, per resistere al Demonio che «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare». Ricorda alla Chiesa che solo chi è umile può trionfare. Aiutaci a maneggiare la spada della Parola di Dio che illumina i passi e che ci rende saldi nel cammino della vita. Angelo di Dio, accampati ancora attorno a quelli che Lo temono e che Egli salva.

Maria, Regina degli Angeli, la creatura più alta perché la più umile, aiuti anche noi ad essere come angeli, umili e forti messaggeri di pace e di salvezza. Ci renda, alle soglie del prossimo Giubileo, pellegrini e testimoni della Speranza che non delude, certi che, per la grazia di Dio, molti che sono zizzania potranno diventare buon grano.